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EVENTI: ddl Pillon
     
 

Il 15 novembre, Mille&UnaVoce organizza un incontro presso la CASA DELLA SINISTRA per parlare del  Disegno di Legge Pillon, contro cui sono state organizzate molte manifestazioni, tra le quali quella del 10 novembre in Piazza Scala a Milano.
Ma proviamo a dare un’occhiata a questo disegno di legge. (1) E scusatemi se sarò un po’ prolissa.
Dando credito alle informazioni che arrivano dal “Palazzo”, potrebbe sembrare che il DDL PILLON si occupi di legiferare sul tema dell’affido condiviso e della violenza domestica ma,  di fatto, la proposta di legge, firmata da senatori e senatrici della Lega e del Movimento cinque stelle, apre la strada a un concreto impedimento al divorzio per tutte le coppie con figli minori, ostacolando anche quelle che si vorrebbero separare consensualmente e senza drammatici dissensi.
Attualmente nel caso di separazione consensuale i genitori, possono decidere di non far cambiare ai figli casa, scuola, amicizie di quartiere. Ora, in questo caso, è sufficiente una consulenza legale per presentare istanza al tribunale e definire la pratica con tempi abbastanza brevi e costi limitati.
Entriamo nel merito per capire che cosa accadrebbe se, malauguratamente, passasse il DDL Pillon:
1. La coppia in questione dovrebbe pagare un mediatore familiare che avrebbe il compito di convincere la coppia a non separarsi. I costi di questa consulenza, OBBLIGATORIA, (che potrebbe durare sino a sei 6 mesi) salvo il primo incontro gratuito, andrebbero suddivisi tra i coniugi. Costi cui si dovrebbero aggiungere, ovviamente, quelli della consulenza legale di ciascun genitore.
2. La mediazione sarebbe obbligatoria per tutte le coppie, a prescindere dal loro effettivo desiderio di rivolgersi a un mediatore. La legge obbligherebbe il mediatore a salvaguardare, innanzitutto, l’integrità della famiglia senza tener conto del desiderio della coppia e delle scelte libere e consapevole della persone.
A che cosa ci troviamo davanti se non ad un’ingerenza inaccettabile sulle libertà individuali.
3. Gli avvocati delle parti non potrebbero assistere (salvo il primo incontro) alla mediazione, e (salvo il documento finale) ciò che accade durante le sedute di mediazione rimarrebbe coperto dal segreto professionale, precluso anche ad avvocati e giudici.
4. I genitori sarebbero obbligati a stendere il piano genitoriale, ovvero il programma dettagliato della vita del bambino, indicando le scelte e le abitudini in fatto di educazione, sport, amicizie e frequentazioni.
5. Nel caso in cui la mediazione non andasse a buon fine (cosa molto probabile se la coppia – in un momento fragile della relazione - si trova costretta a discutere su ogni piccola scelta) sarebbe obbligatoria la nomina di un altro professionista, il coordinatore genitoriale, con poteri decisionali in merito.
Ulteriore insopportabile ingerenza nella vita privata delle persone.
6. Tale ulteriore costo sarebbe a carico dei genitori e ad ogni anche piccolo cambiamento (cambio di scuola, di attività sportiva, di insegnanti di ripetizione, ecc.) significherebbe una modifica al piano genitoriale con relativo impegno economico e di tempo.
7. I desideri dei bambini verrebbero completamente ignorati perché sotto i 12 anni sarebbero esclusi dalla mediazione e il piano genitoriale verrebbe redatto senza ascoltarli.
8. I tempi da trascorrere con i genitori dovrebbero essere paritetici, indipendentemente da quanto fosse il tempo che entrambi gli dedicassero prima della separazione e senza tener conto di impegni lavorativi e distanza tra le nuove residenze. Il bambino avrebbe dunque una vita divisa  in due. Oggi l’affido condiviso, che è già molto applicato, prevede di incentivare la relazione con il genitore che ha cambiato casa dando, comunque. priorità alla serenità e all’equilibrio del minore.
10. Al compimento della maggiore età quel bambino divenuto ragazzo dovrebbe fare istanza personalmente ai genitori per ricevere da loro un assegno di mantenimento.

Tutto questo, in assenza di situazioni di violenza domestica o abusi. 
Dalla lettura “critica” del DDL si può tranquillamente desumere che nessuno più  potrà permettersi di chiedere una separazione, perché aumentandone in maniera vertiginosa i costi metterebbe in concreta difficoltà uomini e donne con redditi limitati acuendo le situazioni di povertà, con ricadute anche sui minori.
Chi lo propone scrive e dice in continuazione che si tratta di un disegno in favore dei bambini, ma basta leggerlo per capire che si tratta di un provvedimento pensato come se i figli fossero bambolotti da contendersi metà per uno. Se davvero ai proponenti stesse a cuore la bigenitorialità si cercherebbe di favorirla anche durante la convivenza, stendendo disegni di legge che prevedano politiche adeguate e iniziative volte a responsabilizzare i padri fin dalla nascita.

Per quei padri che vivono responsabilmente la genitorialità dei loro figli e che in caso di separazione vogliono proseguire nella stessa direzione è sufficiente applicare le leggi che ci sono, non c’è alcun bisogno di scriverne di nuove, ambigue e dannose prima di tutto per i bambini. 

E’ probabile che il DDL nasca, oltre che da una mentalità patriarcale,  dalla pressioni delle organizzazioni dei padri separati che si dicono discriminati. Ma, nei fatti, non sempre succede che i padri vogliano frequentemente tenere i figli con sé per problemi di lavoro ma anche nel caso si sia costruita una seconda famiglia.

Inoltre c’è la questione del mantenimento. E’ noto che i genitori, nella maggioranza dei casi, non hanno la stessa capacità contributiva e con lo sdoppiamento della residenza e l’eliminazione dell’assegno di mantenimento il minore da una casa all’altra vivrebbe in modo completamente diverso. Si può dire senza tema di essere smentiti, che siano più frequenti gli uomini che non versano l’assegno di mantenimento o lo versano in quota inferiore alle loro effettive disponibilità economiche. Questo disegno penalizzerebbe maggiormente coloro (vi sono anche casi in cui la donna guadagna più dell’uomo) che non hanno reddito o che hanno redditi non elevati.
Perché un DDL che sta provocando tanti dissensi anche tra le associazioni cattoliche è stato, comunque, proposto? Il senatore Pillon. avvocato e mediatore familiare,  ha dichiarato di essere a favore del matrimonio indissolubile e, quindi, contro il divorzio.
Ha dichiarato inoltre che tra i suoi progetti c’è quello di vietare l’aborto. Questo disegno è dunque in linea con la visione patriarcale della famiglia e della società che Pillon sostiene insieme al ministro per la famiglia Lorenzo Fontana e ai gruppi catto-integralisti del family day cui entrambi appartengono e che stanno cercando in tutta Italia di impedire l’applicazione della legge 194 che garantisce alle donne di abortire in sicurezza assistite dal sistema sanitario nazionale.

La presenza di due ministri dalle posizioni tanto oscurantiste, mina la nostra struttura legislativa, evoluta e laica. E’ evidente che si sta procedendo ad abbattere i diritti, soprattutto delle donne, derivanti dalle battaglie di civiltà volute e votate da cittadini e cittadine anche cattolici e di far fare all’Italia un salto all’indietro di settant’anni.
Il dibattito in corso sul tema del femminicidio e l’indignazione che sta montando in tutto il Paese ha, evidentemente, irritato e preoccupato i movimenti più oltranzisti: occorreva, quindi, riportare nel Paese quell’ordine patriarcale tanto caro a questa gente, dove il padre padrone fa quel che gli pare a mogli e figli abbassano gli occhi. 
L’attacco è preciso e diretto contro le donne alle quali si vuole impedire di decidere liberamente con chi vivere e di scegliere una maternità consapevole e desiderata.

Rosaria Distefano

  1. per la quale occhiata ho attinto a osservazioni e spiegazioni di  Cristina Obber, giornalista e scrittrice e di Silvana Sica, magistrata del tribunale di Napoli
 
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