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Inviato da Rosaria Distefano Dicembre 2011

MINISTRA FORNERO LE DONNE NON PIANGONO, SI INCAZZANO!


BASTA! Non ne posso più di tutta questa solfa sulle lacrime della Fornero e sul discorso, sulla tiritera delle donne che si commuovono e piangono dimostrando così la loro intrinseca caritatevolezza.

Un punto fermo da mettere è necessario: LE DONNE NON PIANGONO! Le donne che vanno a lavorare ogni mattina, e che, contemporaneamente, si occupano della casa, dei figli, dei genitori, non piangono. SI INCAZZANO!

Le donne che non riescono ad accedere al lavoro o che ne sono estromesse per prime, in caso di difficoltà, NON PIANGONO, SI INCAZZANO.

Le donne che vanno in pensione e che nel loro già magro introito debbono trovare i soldi per aiutare figli e nonni, sopperendo a tutti i buchi della società, NON PIANGONO. SI INCAZZANO!

Questa incazzatura la trovi sui volti di tutte le donne che incontri ai cancelli delle fabbriche, nelle strade, nei negozi, fuori dalle chiese, ovunque. Donne giovani e donne anziane i cui volti sono, normalmente, segnati dagli anni.

Le lacrime della Fornero sono le solite lacrime dei ricchi che sanno benissimo a che classe appartengono e la difendono con i denti (loro si che sanno fare la lotta di classe), dopodiché vanno a commuoversi nelle case dei poveri e magari fanno l’elemosina.

Le lacrime della Fornero sono lacrime della coccodrilla che, dopo essersi mangiata le sue vittime, piange non per loro, ma perché non riesce a digirerle.

La Fornero piange e ci toglie denari dalla nostra miserabile busta paga di pensionati, toglie denari alla sanità, toglie denari agli enti locali, aumenta l’IVA, mette l’ICI sulla prima casa, impoverisce i ceti medio bassi e non spende nemmeno un po’ della sua commozione per prendere i soldi là dove ci sono.

D’altra parte cosa di ci può aspettare dal ministro di un governo di miliardari, braccio esecutivo di una classe sociale che detiene un potere mondiale e che non può sopportare l’anomalia europea del welfare. Di un governo di miliardari che quando parla di privilegi, si riferisce ai NOSTRI privilegi (?) e mai ai LORO.

Cosa ci si può aspettare da una signora – vicepresidente del consiglio di sorveglianza di Banca Intesa San Paolo – che sono anni che studia come intervenire sulle pensioni. E’ lei, con i suoi compari che ha studiato il passaggio del sistema pensionistico da retributivo – in cui la pensione é basata sulle ultime buste paga del lavoratore – a contributivo, che prevede il calcolo delle pensioni in base ai contributi versati. Secondo i sostenitori di questa riforma (ora sono tutti li che gioiscono) “tale passaggio dovrebbe comportare non solo un grande risparmio per la spesa pubblica ma anche l’uguaglianza tra vecchie e nuove generazioni. (sic)” La cosa certa è che tale cambiamento porterà ad un ulteriore abbassamento delle pensioni e “cancellerà la possibilità di andare in pensione ad età fisse, 60 per anzianità e 65 anni per vecchiaia. Proprio in virtù del sistema contributivo, infatti, vi sarà una fascia tra i 63 e i 68-70 anni in cui sarà possibile lasciare il lavoro.” Più contributi si verseranno maggiore sarà l’assegno, tutto questo in un momento storico/social/economico in cui i giovani cominciano ad aver pagati i contributi, se tutto va bene, a quarant’anni. l’INPS non dice più quanto varranno le pensioni dei giovani e meno giovani, perché saranno tanto esigue che mettere in giro la verità, provocherebbe una rivolta, quella si intergenerazionale. Ma ci sono le pensioni integrative (sbandierano i nostri). Peccato che nessuno, data la situazione, è in grado di pagarsele.

Tutto questo non sembra preoccupare la ministra dal volto normalmente segnato dall’età. Un suggerimento mi verrebbe di dare a lei e a tutte le sue sostenitrici: se considerava tanto terribile quello che stava facendo, doveva – da vera donna di coraggio – dare le dimissioni e denunciarlo.

 
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