Inviato da Nadia Rosa il 28 ottobre 2011
STORIE DI ORDINARIA DEQUALIFICAZIONE
La drammatica crisi che ha investito il nostro Paese - tuttora lontano dalla tanto agognata ripresa - e ancor di piu’ le proposte messe in campo dal governo per uscire dal pantano debitorio, hanno prodotto e continuano a produrre un significativo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di tutte e tutti.
La situazione contingente ha, se vogliamo, palesato i limiti della globalizzazione neoliberista, inasprendo tutti i tipi di disuguaglianze (tra nord e sud del mondo, tra ricchi e poveri, tra uomini e donne).
Pensiamo ai tagli ai servizi pubblici necessari per far cassa, nascosti sotto il richiamo all'attivazione delle risorse delle comunità locali e alla responsabilizzazione di ciascuno di noi: essi comportano di fatto un aumento del lavoro di cura, contribuendo al realizzarsi di una situazione paradossale di “poco lavoro pagato a disposizione di tutti e di tutte”, ma tanto lavoro domestico a carico prevalentemente delle donne. Questa diseguaglianza ‘domestica’ ha effetti generali e persistenti nella sfera ‘pubblica’ e segna tutte le disparità sociali di genere.
Le donne devono fare infatti i conti sia con l’interiorizzazzione di una cittadinanza di seconda classe che le spinge verso scelte adattative, conformi ai modelli tradizionalmente imposti, che con l’emarginazione nel mercato del lavoro, in quanto spesso soggette ad un uso ricattatorio del part-time e delle forme di lavoro atipiche con proposte di lavoro dequalificate ed in piu’ penalizzate con il prolungamento dell’ età pensionabile a 65 anni nel pubblico e la minaccia di estensione anche al privato.
E’ proprio in quest’ottica che vanno fermamente contrastate tutte le proposte generiche di detassazione del lavoro dipendente, ma va piuttosto aumentata la tassazione sui profitti e sulle rendite, accompagnata da una vera lotta all'evasione e all'elusione fiscale, per impedire che le minori entrate fiscali si traducano in una diminuzione dei servizi pubblici.
Nadia Rosa
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